Don Antonio e lo scirosso
Storia di rivolte, treni e nobiltà
Presentazione del romanzo di Fabrizio Duca

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Museo della Città e del Territorio
Via di Porta Marchetta, 2
Vetralla


Sabato 26 giugno 2010, ore 17.30


Presentazione libro e aperitivo


DON ANTONIO E LO SCIROCCO
Storia di rivolta, treni e nobiltà

Intervengono:

Elisabetta De Minicis, (Università della Tuscia)
Elisabetta Ferracci (Curatrice del romanzo)
Fabrizio Duca (Autore)

Prendi un luogo ameno, un agglomerato di case in cima ad un'alta collina, aggiungi un prete di quelli di una volta, rude di mani e di modi, circondalo di teste calde, baroni in declino, sindaci affannati, perpetue petulanti, villani arricchiti, ponili sullo sfondo del “progresso che avanza” e condisci il tutto con due pomodorini “a scocca”... ecco gli ingredienti di questo racconto, a metà tra Storia e fantasia, realismo e caricatura, quasi una retrospettiva di un passato visto con gli occhi impietosi del giudice contemporaneo che la storia l'ha già interpretata e incasellata in categorie prestabilite, ma che si lascia andare alle inevitabili - e, a dirla tutta, volontarie - cadute nella nostalgia per una sicilianità ormai sopita ed edulcorata ma mai veramente perduta... almeno non da quelle parti.
A Raccale tutto è fermo, stabile, immobile come le Eolie che si stagliano in lontananza... poi, in tre giorni tutto cambia, con una progressiva accelerazione come di una locomotiva fumante e sbuffante che, inesorabile, attraversa le vie e le vite del paese e lascia dietro di sé larghe chiazze nere di carbone e petrolio.
Non si può ignorare quel rumoroso passaggio... lo sa bene Don Antonio Badìa, involontario ma lucidissimo arbitro di una partita giocata da troppi giocatori ed a carte quasi sempre coperte. E per scoprire le carte deve scendere in campo anche lui, entrare nel meccanismo fino quasi a riscriverne le regole, interpretare ruoli diversi al cospetto dei diversi interlocutori, muovere le sue pedine controllando, al tempo stesso, il movimento di quelle più ribelli, il tutto brandendo sempre l'inseparabile ramo di ulivo.
E come conciliare le posizioni estreme di chi difende i propri interessi? La casta e il popolo, la Chiesa e la borghesia, nel piccolo microcosmo raccalese in cui emergono, accompagnate da profumi senza tempo, fortissime figure femminili... e Don Antonio in mezzo, a gestire, fare, parlare, a rompersi la testa, a cercare conforto e ispirazione nella terra e nella Parola, mentre dall'altra parte le teste calde, i villani rivoltosi, si rifugiano nel nido della letteratura “alta” che diventa il trait d'union tra mondi che, in tempi diversi, non si sarebbero mai incontrati. Ma questo è il progresso, il segno dei tempi, la prima stilla di cambiamento che però ancora sfugge e si confonde nel caldo vento di scirocco... per dirla col poeta

[…] inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra [...]
[…] e nel fermento
d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci che non sanno più esplodere oggi sento la mia immobilità come un tormento.
(E. Montale)

 

Elisabetta Ferracci