ARCIONELLO ANCORA TU
Chiare fresche dolci acque - Secondo appuntamento
Passeggiata-Racconto
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ARCIONELLO ANCORA TU

Passeggiata-Racconto

Domenica 6 ottobre 2013 ore 10

Via della Palanzana, 2

(imboccare camncello al ponticello)

Torna il secondo appuntamento delle passeggiate del santo editore “Chiare, fresche e dolci acque”. L’incontro è fissato per domenica 6 ottobre alle 10 in strada Palanzana 2.

Davide Ghaleb editore e la Banda del racconto presentano “Arcionello ancora tu, Quel che resta della battaglia”, passeggiata/racconto tra poesia, memoria cittadina e attualità.

A dieci anni dal movimento popolare per il Parco di Viterbo e a cinque dalla legge regionale che istituiva l’area protetta, Antonello Ricci si toglie i sassolini dalle scarpe

L’iniziativa di e con Antonello Ricci prevede la partecipazione di Pietro Benedetti.

Biglietto: acquisto di un libro a scelta dal ricco catalogo di DG editore

2003-2013: a dieci anni dalla battaglia

Pensierini poco “edificanti” di Antonello Ricci

IMMAGINI

Arcionello ancora tu. Magari non sarò bravo come Mogol, ma certe cose le avevo scritte (e pure pubblicate). Il popolo delle passeggiate, per esempio, l’avevo messo in guardia: attenti alle insidie della battaglia. Perché una battaglia mette a repentaglio le “cose” ma anche la nostra anima.

Attenti dunque agli agguati impliciti in ogni sogno di presa del potere. Si fa presto a gridare “battaglia”, a tracciare netta, alla lavagna, la linea che separi i buoni dai cattivi, sicuri come siamo (sempre) che la battaglia divampi là fuori di noi, nella vita. Salvo poi doversi ricredere: ché la linea corre invece attraverso i nostri cuori. Nessuno escluso.

Certo, dieci anni fa tutto sembrava più semplice: avevamo politici e costruttori (“senza scrupoli”, certo, senza scrupoli) da ridurre in polpette. Avevamo Gabbianelli e Soggiu (di destra oltretutto): che cosa potevamo desiderare di più? Non stavamo troppo a pensare che Gabbianelli sindaco, senza che glielo avesse ordinato il medico, aveva trovato coraggio e saggezza per bloccare un piano integrato già approvato in consiglio comunale.

Che progettisti e costruttori privati avevano accettato di sedersi intorno a un tavolo per ridiscutere e rimodulare quel progetto insieme con cittadini e associazioni. Non stavamo a guardare tanto per il sottile: così è la battaglia.

Poi fu il trionfo della legge regionale. Un bel successo popolare, oscurato da qualche boccone avvelenato che non starò qui a ricordare. Comunque sia, sembrava la vittoria definitiva (quella con la V maiuscola). E invece era solo l’inizio della fine: dal dicembre del 2008 infatti, a parte qualche ridicolo cartello, sterili chiacchiere e ipocrite moine, le pubbliche istituzioni non hanno più mosso un dito. Bilancio dei più tristi.

Diciamolo chiaro: a tutt’oggi il parco dell’Arcionello non esiste. Del piano d’assetto, tanto per dire – lo strumento che dovrebbe permette all’area protetta di funzionare, stabilendone una zonizzazione anche ai fini dello sviluppo urbanistico circostante – piano d’assetto per il quale sono pure stati spesi bei soldini, da tempo nessuno parla più.

Qualcuno potrebbe chiedersi: Antonello, ma perché indugiare così sul passato? Semplice, perché quando la vita pubblica di un popolo è così isterilita, finisce che il passato non passa mai.

E guarda caso all’Arcionello da qualche tempo sono tornate le ruspe. Lavorano a cancello chiuso ma lavorano sodo. Tra via Belluno e la cosiddetta ex-cartiera, a un tiro di sasso dalle prode del fosso, sopra un piccolo e delizioso pianoro abbellito da un uliveto, che veleggia spensierato in piena città come una prua di nave che ammari nel cuore della valle. Si tratta di un intervento con assai prevedibili effetti sul futuro paesaggio del parco: paradossalmente più invasivo delle palazzine previste nel 2003 e ormai morte e sepolte.

Ma il bello è che stavolta i “cattivi” di un tempo, i Gabbianelli e i Soggiu, non c’entrano niente. Il permesso a costruire rilasciato dalla giunta Marini riguarda qualcun altro.

Così che la domanda sorge spontanea: dov’è oggi quell’allegra brigata che dieci anni fa berciava sotto le finestre del sindaco, dove sono quei “luterani” del paesaggio del verde dell’ambiente che si giuravano pronti a tutto pur di salvare l’Arcionello? Tutto tace.

Per capirci qualcosa, ahimé, basta però guardarsi in giro: qualcuno degli intransigenti di allora siede oggi sui più alti scranni del palazzo cittadino, ma sulla questione tace con malinconico silenzio. Qualche suo collega di giunta pare abbia pure provato pubblicamente a rassicurare gli animi dei perplessi: a una prima scorsa delle carte, egli assicura, l’affare par proprio regolare, e poco invasivo.

Beata innocenza? Infine, last but not least, se capitate dalle parti di via Belluno, fermatevi un momento, leggete il cartello di cantiere: lettura istruttiva, vi giuro, perché fra i duri & puri di ieri c’è anche chi, sotto questo nuovo progetto, ha voluto metterci la propria firma. Ahi Italia serva di dolore ostello.

Sassolini come questi – tanti – vorrei sfilarmi dalle scarpe, domenica 6 ottobre, insieme con voi nel corso di Arcionello ancora tu: una passeggiata/racconto di quelle targate Ricci-Ghaleb, memoria cittadina e attualità, certamente, ma soprattutto paesaggio poesia bellezza desiderio.