È sempre un grande onore e piacere poter parlare di Santa Rosa, della sua Macchina e dei suoi Facchini; per questo ringrazio di vero cuore Antonio per aver voluto che scrivessi queste poche righe.
Finalmente abbiamo una narrazione completa, introspettiva e diversa sulla Macchina, sul trasporto e, soprattutto, sulla figura del Facchino, questo personaggio misterioso eppure così semplice da interpretare.
L’autore, con grande professionalità e passione, riesce ad avvincere il lettore in maniera così totale da fargli sembrare di stare accanto all’intervistato e di poterne condividere le emozioni, come se fosse il 3 settembre. Le diverse angolazioni, soprattutto lo studio antropologico, da cui viene osservato l’universo Macchina di Santa Rosa – Trasporto – Facchino, rendono appieno l’idea. Tanto da non aver bisogno, a parere di chi scrive, d’essere viterbesi per apprezzarlo; azzarderei a dire, persino senza aver mai visto il Trasporto. L’attenta lettura delle pagine di Evviva Santa Rosa è una full immersion, una sorta di corso accelerato, che consente al lettore di essere preparato ad assistere alla Macchina, con un background da esperto fruitore di questo evento unico al mondo. Non è di certo la stessa emozione di vedere sfilare la Macchina in osmosi con il suo motore umano, i Facchini, ma è una sensazione che ci si accosta molto. Anzi, l’attento lettore, nello scorrere le pagine, in particolare le interviste ai facchini, che l’autore volutamente ha lasciato intatte, vernacolo compreso, acquisisce una preparazione che molti degli spettatori del Trasporto neanche lontanamente hanno. Per questo motivo il capolavoro di Antonio Riccio, che va ringraziato per la meticolosità e l’amore profusi nello scrivere questo testo, deve essere divulgato e promosso come fosse un vero e proprio manuale delle istruzioni, con la capacità che esso ha di fornire insieme alle indicazioni una girandola di sentimenti che lasciano il cervello pieno di formidabili input e il cuore gonfio di emozioni.