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Il Fescennino e la cooperazione tra i popoli
Agosto 2009


Il Fescennino d'Oro, oltre ad essere un importante appuntamento culturale e dello spettacolo, rappresenta un momento di concreta solidarietà e di fattiva cooperazione decentrata con comunità del Terzo e Quarto mondo. Comunità dove uomini, donne e bambini conducono vite precarie e difficili, ai margini della sussistenza, privi come sono di quelle garanzie e di quei diritti umani e civili che hanno fatto della nostra società un riferimento in termini di assistenza sanitaria, di istruzione pubblica obbligatoria e gratuita, di accompagnamento durante la vecchiaia. Non senza dimenticare uno dei diritti più importanti, del tutto assente nelle terre d'Africa martoriate dalla guerra, il diritto alla pace. La serata del Fescennino pertanto diventa occasione per tracciare un bilancio di quello che è stato fatto e lanciare nuove iniziative in collaborazione con associazioni di volontariato, fondazioni sanitarie e culturali, Organizzazioni non governative. Tra queste, ricordiamo Kakasu di Kinshasa, associazione fondata dal sacerdote congolese Celestin Kabundi, che tra i suoi obiettivi principali prevede lo sviluppo del centro di sanità, l'accoglienza, il reinserimento e la formazione professionale dei ragazzi di strada, l'adozione di bambini a distanza; la fondazione pediatrica della dottoressa Laura Perna, chiamata dai suoi bambini Mama Coco (in lingua lingala significa nonna), operante presso il centro sanitario di Kimbondo nella Repubblica Democratica del Congo; l'associazione italiana Carlo Urbani volta alla cura e alla prevenzione delle malattie infettive e parassitarie.
I primi progetti hanno riguardato attività tese a migliorare le condizioni di salute delle popolazioni congolesi che usufruiscono del centro medico Saint-Joseph dell'associazione Kakasu, riuscendo ad abbattere i costi delle cure e degli interventi anche attraverso la collaborazione di medici italiani, tra cui il sindaco Bengasi Battisti, francesi e svizzeri. Altra iniziativa importante, quella del sostegno cardochirurgico ai bambini affetti da cardiopatie congenite inoperabili presso l'ospedale pediatrico di Kimbondo sempre nel Congo. Grazie a questo progetto, bambini dalla vita incerta, sempre accompagnati dall'infaticabile sacerdote e medico padre Ugo Rios Diaz, sono riusciti, dopo essere stati operati al Gaslini di Genova, a correre felici e a tirare calci a un pallone. E ancora, la collaborazione con l'associazione intitolata al medico senza frontiere Carlo Urbani, scomparso nel 2003 dopo essere stato contagiato dalla Sars, per sostenere la cura e la prevenzione delle malattie infettive e parassitarie che colpiscono le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, in particolare i bambini in tenera età. Come non ricordare poi il toccante momento della intitolazione della sala parto nel centro sanitario di Kakasu a Kinshasa alla figura di un nostro concittadino, prematuramente scomparso, Luigi Bernardini, splendida figura di allenatore di calciatori in erba e maestro di vita per tanti giovani di Corchiano. Tuttavia i progetti non sono solo di carattere sanitario. Nel 2007 sono stati raccolti fondi per l'escavazione di un pozzo e la realizzazione di un impianto di acqua potabile a beneficio sia della fondazione pediatrica di Kimbondo sia del popoloso quartiere della capitale congolese di Mpassa.
Con la decima edizione, che ha visto la partecipazione di Gigi Proietti, il Fescennino ha voluto stringere un rapporto solidale con la comunità aquilana di Fossa, tragicamente colpita dal terremoto della notte del 6 aprile scorso, destinando il ricavato alla sua ricostruzione, con la speranza che il paese abruzzese possa tornare a essere la capitale italiana delle colonne sonore. Sì, delle colonne sonore per il cinema. Prima del terremoto, una straordinaria notizia era giunta a Fossa: «un grande successo del maestro Carlo Crivelli, di Jonathan Williams e dell'Orchestra Città Aperta. Due film a Cannes». I film sono Vincere di Marco Bellocchio e La femme au sein nu del regista francese Pradal. Che Fossa dunque possa tornare a far parlare di sé anche grazie a progetti di lungo periodo di condivisione culturale, che leghino le due comunità e con esse il mondo dell'arte, della musica e del cinema. Anche quest'anno dal palcoscenico di Corchiano è partito un messaggio di speranza per un mondo migliore, nel segno della solidarietà.