Quando la guerra passo di qui vol II
Il tempo sbagliato. Diario giovanile di Antonia Gambellini
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Introduzione
di Elisabetta Ferracci


“Se l'uomo non butterà fuori dalla storia la guerra,
sarà la guerra che butterà fuori dalla storia l'uomo”.
Gino Strada

17 gennaio 1944 - 11 dicembre 1944: è questo l’arco temporale, poco meno di un anno, entro il quale si snodano le vicende raccontate nel diario segreto di Antonia Gambellini, confidenzialmente chiamata “Tota”. Vicende perlopiù private, intimi ricordi, afflati di vita fanciullesca che si mescolano e si confondono, in un ingenuo racconto, agli importanti accadimenti storici di cui, forse, l’adolescente Tota non riusciva neanche a calcolare la portata.
17 gennaio 1944...ma in realtà la data virtuale dell’inizio di questo diario può essere riportata a qualche mese addietro, a quell’8 settembre del 1943, giorno della firma dell’Armistizio e dell’inizio della guerra fratricida, che per la popolazione civile significò materialmente l’ingresso della guerra nelle loro case con tutto il suo portato di morte, macerie e distruzione.
Fino a quel momento, infatti, il conflitto era stato rappresentato da ben pochi cambiamenti: poche ristrettezze economiche alle quali, peraltro, erano tutti abituati, il richiamo alle armi di parenti e amici (circostanza tutt’altro che rara a quei tempi), la presenza breve e discreta di un campo di prigionia per i prigionieri inglesi appena fuori dell’abitato* che, più che spaventare o intimorire, incuriosiva i più giovani, ma niente che arrivasse a sconvolgere completamente la quotidianità della tranquilla e operosa cittadina di provincia, scandita essenzialmente dai ritmi naturali imposti dal lavoro contadino.
Ma dopo la firma dell’Armistizio tutto cambiò rapidamente: con l’esercito italiano allo sbando, le truppe tedesche arroccate a difesa delle proprie posizioni e gli alleati, sbarcati ad Anzio il 22 gennaio 1944, in progressivo avanzamento verso Nord, la guerra deflagrò con tutta la sua violenza coinvolgendo appieno la popolazione civile anche in queste zone. Vetralla poi venne a trovarsi in posizione strategica: collocata lungo la via Cassia, asse viario estremamente importante fin dall’epoca romana, a pochi chilometri dall’aeroporto militare di Viterbo, venne utilizzata dai tedeschi come base per la 5^ Panzer Divisionen, ritiratasi dai territori occupati dagli alleati...il resto è storia.
Tota prende nota nel suo diario, con certosina puntualità, dell’evolversi degli eventi, la sequenza dei bombardamenti alleati, la vana resistenza della contraerea, il dramma dei civili costretti ad abbandonare le loro case, le loro attività quotidiane, la loro vita per rifugiarsi nelle numerose grotte che caratterizzano questo territorio in attesa della fine. E ci racconta la paura di quei momenti, lo sconforto, i dubbi e le incertezze sul futuro, il sollievo nel momento della “liberazione” e le conseguenze, contraddittorie, fatte di inutili violenze e di soprusi da parte delle truppe alleate, ma anche di un lento e faticoso ritorno alla vita con la V maiuscola in un racconto che, forse, abbiamo sentito tante volte ma che ogni volta ci tocca nel profondo.
Perché se è vero che la guerra da noi è terminata 65 anni fa, è pur vero che tutto intorno a noi il mondo è sempre in guerra, e che tutte le guerre si somigliano nelle immense miserie che riescono a generare.

* Il campo di prigionia in loc. Mazzocchio iniziò a funzionare il 1° luglio 1942 e venne chiuso il 3 gennaio del 1943. A questo proposito vedi gli articoli relativi raccolti nel volume “Quando la guerra passò di qui. Ricerche e testimonianze sugli eventi bellici dal 1942 al 1945 a Vetralla”, a cura di Gabriella Norcia, vol. I, in questa stessa collana.