CRIMINI, FINZIONI, MISFATTI
Camilla Migliori
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Presentazione
di Giovanni Antonucci

Camilla Migliori, autrice teatrale e regista di lungo corso, vincitrice con i suoi testi, poi messi in scena, di premi importanti, ha spesso e volentieri affrontato il dramma storico, incentrando i suoi testi su figure storiche rievocate con felice invenzione.
In questo volume dal titolo Crimini, finzioni, misfatti raccoglie quattro testi, ambientati in epoche diverse ma congiunti da un filo invisibile in grado di attraversare i secoli, legando gli uomini del passato a quelli del futuro.
Un teatro, quello di ispirazione storica, che ha la capacità di aprirsi alla nostra contemporaneità attraverso la scrittura incisiva, diretta, realmente moderna dell’Autrice.
Lo si vede subito nel primo dramma, il più articolato e complesso, Un cuore che non trema (Enrico di Cornovaglia). Un vero e proprio arazzo dove l’invenzione si coniuga con un ritratto storico molto preciso e coinvolgente, che si svolge a Viterbo dopo la chiusura del Conclave del 1271. Il protagonista, Enrico di Cornovaglia, al centro di un intrigo che ha la suspense di un giallo, rimane vittima di una storia che ha il suo fulcro nella violenza del potere.
La contemporaneità di questo lavoro è espressa splendidamente dal coro di donne che commenta la morte di Enrico. In esso si sente l’eco del coro delle donne di Canterbury di quel capolavoro del teatro del Novecento che è L’assassinio della cattedrale di Eliot. “Noi donne vestite a lutto possiamo solo affliggerci per l’umana sorte degli uomini. Anche noi portiamo rabbie nei nostri cuori, anche in noi alberga violenza, anche noi stringiamo ingiustizie nei pugni chiusi. Cosa pensare, cosa dire, come agire contro la malvagità umana? Noi donne lacrimose, noi donne vessate, noi donne silenti, possiamo invocare soltanto la pietà! Pietà per Enrico di Cornovaglia”.
Un cuore che non trema (Enrico di Cornovaglia) ha il respiro della tragedia e insieme il rigore di un dramma storico dove realtà e invenzione si fondono perfettamente.
Il testo che segue, Io sono un virtuoso, è ambientato nel 1625, l’anno del Giubileo indetto da Urbano VIII. Qui scopriamo le menzogne e i peccati di quattro personaggi, tra cui quelli di un anziano cantante, un tempo famoso come voce bianca, che sta per recarsi in pellegrinaggio dal papa. Un sopranista al quale “uno spesso strato di cipria e il rossetto sulle labbra danno al suo volto l’aspetto di una maschera grottesca”; il suo volto femmineo, proprio dei castrati, contrasta però con il suo atteggiamento spavaldo e borioso. Roma è la sua meta ambita. Una meta apparentemente spirituale come dovrebbe essere quella del Giubileo, ma che, in realtà, diventa un pretesto per chiedere favori e ottenere prestigio. Io sono un virtuoso è un atto unico coinvolgente nel mettere a confronto i vizi e le contraddizioni di tutti i personaggi, davvero nostri contemporanei nella loro psicologia.
I valori del sacro, il rapporto col potere, l’intolleranza verso il diverso da sempre hanno attraversato la storia dell’umanità. Temi che ritroviamo anche nel testo Cumparuzzu, dove si snoda uno dei tanti processi avviati a fine Seicento dal Tribunale dell’Inquisizione, e durante il quale un Inquisitore accusa una povera contadina di stregoneria. Il teso e serrato interrogatorio dell’Inqui-sitore, deciso a colpire la diversità, si conclude però a sorpresa con l’assoluzione perché egli riconosce le ragioni e le motivazioni della povera vittima. Ma il finale lascia intendere che non sarà sempre così nei futuri processi a presunte streghe, perché il diverso fa sempre paura all'ordine costituito.
Passando abilmente da uno stile drammatico a uno comico, l’Autrice, nell’ultima pièce Il miracolo di Santa Rosalia, dipinge con maestria la figura della statua della Santa mentre viene issata sul suo carro barocco, in attesa di essere portata in processione. Addobbata fino all’invero-simile, la statua-santa si pavoneggia come farebbe una diva, consapevole com’è del suo ruolo non solo religioso.
Il monologo, ambientato a Palermo nel 1738, assume toni da commedia gustosa, ricca di ironia, ideale per un’attrice ricca di estro, fantasia e senso del comico.
Quattro testi teatrali che Camilla Migliori propone al pubblico, un viaggio nel tempo in cui i personaggi diventano quindi vero e proprio specchio della condizione umana, con le stesse debolezze, pregi, contraddizioni e speranze degli uomini di oggi.